LA MEMORIA
COS’É?
La memoria viene definita come la capacità di immagazzinare informazioni che si possono recuperare quando necessario; è la capacità di conservare traccia delle nostre esperienze passate e di richiamarle per poterle utilizzare nel presente e nel futuro. Ha il compito di generare nuove conoscenze e rappresenta, quindi, la nostra identità.
TANTE MEMORIE DIVERSE
La memoria non è una sola, ma è un insieme di memorie diverse, le quali hanno compiti e caratteristiche specifiche.
La prima grande distinzione da fare è tra memoria a lungo termine(MLT) ememoria a breve termine(MBT); mentre la prima è in grado di ritenere i ricordi per tempi molto lunghi (quasi per sempre!), la seconda è in grado di ricordare determinate informazioni per pochissimo tempo (massimo 30 secondi!).
Esistono, poi, altri tipi di memoria:
· La memoria procedurale: ci permette di eseguire dei compiti (andare in bicicletta, suonare uno strumento, guidare la macchina..) in maniera quasi automatica!
· La memoria semantica: riguarda tutte le conoscenze che abbiamo sul mondo che ci circonda e le conoscenze su noi stessi e i nostri conoscenti. Tutte queste informazioni le abbiamo acquisite nel corso della vita sia scolastica che personale.
· La memoria prospettica: è la capacità di ricordarsi di fare qualcosa a distanza di tempo (corrisponde a una specie di “agenda mentale”) come ad esempio ricordarsi di prendere una medicina a una determinata ora, ricordarsi di chiamare qualcuno, domani ricordarsi di comprare il latte..
Quando ci accorgiamo che la nostra memoria non funziona più tanto bene, non dobbiamo pensare che tutti i diversi tipi di memoria sopra descritti non stiano più lavorando come dovrebbero. I disturbi di memoria sono, infatti, selettivi. Colpiscono, cioè, una determinata memoria lasciando integra un’altra.
COSA FARE?
Se si soffre di disturbi di memoria molto lievi e ce ne rendiamo conto, possiamo adottare delle strategie di compensazione utili nel fronteggiare e ridurre gli effetti spiacevoli del non ricordare.
Si possono distinguere due tipologie di aiuto: gli ausili esternie gli ausili interni. I primi servono per alleviare le difficoltà in maniera pratica, mentre i secondi corrispondono a delle e vere e proprie strategie mentali elaborate dalla stessa persona che soffre di un disturbo di memoria.
· Promemoria/post-it, agende, liste, lavagne, sveglie…: aiuti esterni molto utili, soprattutto per quando riguarda la memoria prospettica (ricordarsi di fare qualcosa). Questi escamotages sembrano banali, ma sono determinanti se si pensa a una persona che, ad esempio dopo un trauma cranico, soffre di un lieve disturbo di memoria e dopo un periodo di degenza viene nuovamente inserito in un contesto lavorativo.
· Mnemotecniche: sono delle tecniche di memorizzazione che permettono di memorizzare le informazioni in maniera più veloce e facile e vengono “inventate” direttamente dalla persona interessata. Ecco alcuni esempi:
¨ Il metodo delle iniziali: si costruisce una parola con le inziali delle informazioni da ricordare.
La più famosa, per la maggior parte di noi, è stata utilizzata nelle ore di geografia alle scuole elementari per imparare i nomi delle Alpi: “Ma Con Gran Pena Le ReCa Giù”.
¨ Il metodo delle parole associate: prevede l’accoppiamento di parole così che una rievochi un’altra (mucca-latte; farina-pane; maglia-lavanderia).
¨ Il metodo delle storie: le informazioni da ricordare sono inserite all’interno di una storiella inventata (meglio se buffa o assurda).
Bisogna, però, sottolineare che il metodo delle mnemotecniche non è efficace per i gravi disturbi di memoria.
Le brevi indicazioni qui elencate, possono dare un aiuto concreto a persone che, come abbiamo già ripetuto, soffrono di lievi disturbi di memoria e ne sono consapevoli.
Per persone, invece, che soffrono si gravi amnesie (cioè la completa perdita di memoria) dovute a traumi cranici o malattie, è necessario un trattamento riabilitativo ad hoc. Nei casi più gravi, è d’obbligo rivolgersi a esperti del settore (Psicologo/Neuropsicologo) che impronteranno un intervento di riabilitazione per il paziente in modo che la perdita (completa o parziale) della memora non diventi troppo impattante nella vita di tutti i gironi né per la persona che ne soffre né per famigliari e amici.
Dott.ssa Paola Montani
Responsabile Area Anziani e Neuropsicologia Clinica di CESPIC
BIBLIOGRAFIA
Mazzucchi A. (2008). La riabilitazione Neuropsicologica. ElsevierMasson S.r.l., Milano.